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domenica 5 febbraio 2012

Introduzione alle “mie” Serie TV - Con la fine un inizio. [Prima Parte]

le serie tv
Per lungo tempo ho odiato le Serie TV e ancora oggi sono molto combattuto quando se ne presenta una che potrebbe piacermi. Era proprio un impulso repulsivo, ma non innato e posso rintracciare una genesi. 
Quando ero piccolo incontrai - come gran parte dei bambini italiani dagli anni '80 in poi - la tipologia “serie” con i cartoni animati. All’epoca avevo la sensazione di non guardare molta televisione e di passare la maggior parte del tempo a fare i compiti di scuola o giocando all’aperto fra strade, cortili e parchetti. Se provo però ad elencare i cartoni animati di cui ricordo qualcosa mi diventa chiaro che ne ho “assaggiati” in quantità e devo quindi aver passato davanti alla TV più tempo di quanto pensassi.



transformers
In quel periodo ovviamente non mi ponevo questioni, la TV l’accendevo per la colazione, per la merenda e molto raramente dopo cena, in estate invece seguivo anche alcuni telefilm, due su tutti: Supercar e MacGyver. Il rapporto con “la scatola magica” iniziava e finiva con l’on-off del telecomando.
La storia terminava entro quella pressione di tasti, l’estensione del pensiero avveniva solo sui personaggi del racconto ed era subordinato al possesso o meno dei giocattoli di quei cartoni o, nel caso del telefilm, di una bicicletta parlante e con un turbo boost nelle gambe, oppure di un coltellino svizzero che ti tirava fuori dai guai.
In pratica la "riflessione" sulle trame si realizzava sotto altre forme, esterne alla serie, nel gioco. I cartoni animati, in questo modo, socializzano alla Serie TV e forse è anche questo un motivo del successo delle stesse: diventano i cartoni animati dei “grandi”.
Eppure è proprio con i cartoni animati che è cresciuta la mia idiosincrasia per le serie.

i puffi cartoni
La questione, se si vuole trovare un definito momento originario, nacque durante una ricreazione scolastica alle elementari quando un compagno mi chiese: “Hai visto l’ultima puntata di xxx?”. 
No, non l’avevo vista e diventava un tabù parlarne con me, ero escluso dalla discussione.
Fu così che mi posi il problema: a quelle spensierate visioni c’era una fine ed era importante, aggiungeva un qualche valore che dava un significato particolare e non conoscerla diventava pure un discriminante.
Notai, con sconforto, che di tutto quello che avevo visto mi mancava la fine.

Qualcosa in comune con: