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lunedì 28 febbraio 2011

Oscar 2011

La ottantatreesima edizione degli Oscar si è tenuta nella notte appena passata senza molte sorprese, probabilmente l'unico mezzo colpo di scena è stato il fatto che Il Grinta dei fratelli Coen pur avendo 10 nomination non ha portato a casa neanche una statuetta. Non ho visto il film è quindi non posso dire niente.
Posso invece felicitarmi per il premio a Natalie Portman come miglior attrice protagonista e quello a The Social Network come miglior sceneggiatura non originale, come avevo auspicato ieri.
Mi dispiace invece un pochino che Zimmer non abbia vinto per la colonna sonora di Inception, il film è stato premiato per le altre nomination inerenti al suono: miglior sonoro e miglior montaggio sonoro. Chissà se è stata una spartizione un po' calcolata.

And the big winner is...
  • Miglior film: Il discorso del re (The king's speech) di Tom Hooper
  • Miglior regia: Tom Hooper
  • Miglior sceneggiatura originale: David Seidler - Il discorso del re
  • Miglior attore protagonista: Colin Firth - Il discorso del re
[Per l'elenco completo vedere tutti i Premi Oscar 2011 con i vincitori fra i nominati]

domenica 27 febbraio 2011

300 • Trecento

trecento

Sono arrivato ai 300 film inseriti nel blog, era lo step che mi ero promesso di raggiungere l’ultima volta che mi ero domandato se smettere di postare le mie visioni.
Questa notte si terrà la cerimonia degli Oscar 2011 (vedere lo streaming dell'evento dalle 0.30) e mi dispiace non essere riuscito ad inserire per tempo le recensioni di The Social Network, che mi garberebbe vincesse per la sceneggiatura non originale, e Black Swan (Il Cigno Nero), che non mi ha convinto e spero non vinca come miglior film, né Aronofsky per la regia (nonostante sia un suo sostenitore fin dagli esordi).
Sarei contento invece se Natalie Portman si portasse a casa la statuetta come miglior attrice protagonista, proprio per Black Swan, e continuando sui buoni auspici non sarebbe male se Hans Zimmer si prendesse l’Oscar per la colonna sonora di Inception.
Non ho visto Il discorso del re, uno dei più accreditati nelle ultime settimane per la vittoria di qualche premio, e nemmeno i tre film in gara per la categoria animazione, categoria che però mi appassiona molto. Magari recupererò.

domenica 20 febbraio 2011

Inception

- ATTENZIONE CONTIENE SPOILER -

Dom Cobb coadiuvato dal partner Arthur entra nei sogni delle persone ed estrae su commissione segreti nascosti nel subconscio.
L’ultimo furto non è andato benissimo, ma la vittima, il ricco e potente Saito, gli fa una controproposta con una contropartita che non può rifiutare.
Cobb invece di rubare un’informazione dovrà innestare un’idea nella mente di qualcuno e in cambio potrà rivedere i figli che da tempo non può avvicinare a causa del suicidio della moglie Mal che ha fatto sembrare il gesto come un omicidio da lui compiuto.
Inception non è propriamente un capolavoro, Inception è sicuramente bello, articolato, emozionante, ma lungi dall'avere il valore seminale che ha avuto il cugino Matrix. Lo chiamo cugino perché è il primo film che mi è venuto in mente guardando il film di Nolan nonostante siano diversi nello sviluppo: Matrix è anche un film politico e filosofico mentre Inception è poco più di un intrattenimento psicologico (con oggetto l'ossessione dell'idea).
Ma tanti altri sono i parenti, più o meno stretti, che il film di Nolan può “vantare”, o che il regista ha voluto citare, e si può affermare senza possibilità di smentita che Inception non è nemmeno un film originale. Tanto per fare qualche titolo si raccolgono idee da: Paprika, eXistenZ, Donnie Darko, Vanilla Sky, Il tredicesimo piano, Dark City, Mission: Impossible, 007 (la scena della motoslitta è veramente mal girata) e dal libro del 1966 Il signore dei sogni.
Inception riesce a catturare, oltre che visivamente, soprattutto grazie all'architettura della storia e alla colonna sonora perfetta. Esteticamente mi ha dato però una sensazione un po' decadente considerato che è tutta una lievitazione, un esponenziale, di trovate già viste.
Nell'analizzarlo si può essere condizionati dalla filmografia del regista e interpretarlo per concetti generici oppure si può ricercare nella sceneggiatura un senso logico, a mente fredda, per indagarne gli elementi, metterli in relazione e quindi inevitabilmente in discussione.
Se provo a ordinare i pezzi vedo incoerenze e nonostante le spiegazioni delle regole del gioco siano costantemente fornite nel racconto, si rivelano in realtà contraddittorie o poco sensate. Proprio il fatto che siano inserite con esplicite scene e dialoghi manifesta la necessità di far leva nello spettatore e illuderlo a credere, gli insegnano che quanto vedrà è motivato, quindi coerente. Cosa che invece non è, è solo funzionale, si tratta di un “prestigio”.
Il merito quindi di questa sceneggiatura è nella capacità di creare efficacemente il suo mondo. Ti dice che le cose funzionano così, devi solo ascoltarlo, senza domandarti se reggono, è una pappetta pronta da deglutire.
Questo è un altro motivo per cui, per me, Inception non può ritenersi all’altezza del citato Matrix: la razionalità della matrice ha un suo perché, la razionalità piegata dei sogni nolaniani è pretestuosa.
A confermare questo approccio un po' subdolo c’è il furbo finale dove si rimarca la scelta dell'ambiguità. Infatti la scena è costruita per insinuare il dubbio, Cobb non si preoccupa della trottolina, il suo totem, e corre ad abbracciare i suoi figli che sono nella stessa posizione dei ricordi nei suoi sogni (*). Sembra volerci suggerire che l'importante è la sua liberazione da un’idea (Mal) e l'aver raggiunto il “sogno” di rincontrare i suoi figli.
Quindi non è importante se la felicità sia raggiunta nel sogno o nella realtà, ma perché ciò sia possibile bisogna essere inconsapevoli o disinteressati. È la linea di Mal: «non è importante quello che sai, ma quello che credi». In poche parole se non ti accorgi dell’inganno ritieni che l'illusione sia il vero e quindi l'inganno non esiste.
Il creare questo alone di incertezza nel finale, che insinua il dubbio se Cobb sia nel reale o meno (*), rimarca anche un’evidenza metacinematografica, ossia che un innesto lo fa Nolan sullo spettatore: il regista/architetto tramite un film/sogno innesta una sceneggiatura/idea nello spettatore.
Un personaggio in particolare simbolizza questo rapporto, è Arianna, colei che costruisce labirinti ma mitologicamente sa anche come districarli e infatti dipana la mente di Cobb accompagnandolo al confronto con Mal ed è proprio lei ad ucciderla sparandole.
Anche se Inception non mi ha convinto nella sua concezione, durante la visione il coinvolgimento è stato palpabile. Le incoerenze e ambiguità sono dissimulate da Nolan che riesce ad iniettare nello spettatore ansia e meraviglia, il peso ossessivo di un'idea e la catarsi liberatoria di un'altra.
Deliziato
| Reg: 8 | Rec: 8 | Fot: 8 | Sce: 8 | Son: 9 |


- *APPENDICE -

• IL TOTEM E LA TROTTOLA
Un totem serve a capire che non sei nel sogno di un altro (così viene detto nel film). Solo tu conosci il peso e la bilanciatura di quello specifico oggetto e quindi uno non può “progettarlo” identico e per mantenere questa particolarità non puoi farlo toccare ad altri.
Nel sogno fatto su Saito lui si accorge di essere in un sogno quando è a contatto con un tappetino che conosce nella realtà ma che sente diverso: praticamente quel tappeto ha l'effetto di un totem.
La trottola è il totem di Cobb (prima era quello di Mal) e girando sul tavolo nel finale insinua il dubbio se siamo o meno nella realtà perché non vediamo se si ferma.
Cosa importa a noi se si ferma?
In teoria non ci sarebbe motivo per cui non dovrebbe cadere, gli altri totem mica girano per funzionare (Arianna ha un pezzo degli scacchi modificato, Arthur un dado truccato). È maneggiandolo che uno può capire se è in un sogno, anzi ancora meno, se è in un sogno architettato da un altro, perché nel proprio sogno il totem potrebbe esserci ed essere ricostruito e percepito perfettamente, dato che lo conosciamo.
Io però faccio anche un'altra considerazione: come viene improvvisamente fatto comparire un super fucile nel sogno di un altro («non devi aver paura di sognare in grande»), un estrattore potrebbe importare nel sogno il suo totem con le sue proprietà e quindi renderlo inutile.
Ma torniamo al perché ci poniamo il dubbio che la trottola non si fermi.
Cobb aveva detto ad Arianna che l'idea del totem era stata di Mal e che «nel suo sogno la trottolina girava senza fermarsi». Mal nasconde nel sogno la trottolina in una cassaforte, il significato è il suo non voler tornare alla realtà, però se il sogno è suo la trottola deve girare normalmente perché ne conosce le proprietà, se il sogno è di Cobb lei potrebbe aver portato dentro il sogno la trottolina, ma anche in questo caso ne conosce le proprietà.
Insomma non ha senso, però tutto l'ambaradan fa “scena”.

• I FIGLI DI COBB
La scena finale che vuole insinuare il dubbio sul ritorno al reale (sensazione che si prova anche nella fuga a Mubasa con i muri che si restringono) ricopia i ricordi di Cobb quando aveva lasciato i bambini in cortile e che abbiamo già visto. In realtà i bambini sono “diversi", sono cresciuti, la cosa è evidente per la bambina (vedi immagine qui sotto, a sinistra i ricordi nel sogno e a destra il finale), ma anche dalle informazioni sul cast del film dove si può vedere che i piccoli attori usati sono quattro.

• LA FISICA DEI SOGNI
Non c’è motivo per cui le persone invecchino fisicamente nel sogno. È ancora una volta una scelta artistica. Questa trovata non ci permette di escludere che la scena finale sia un sogno: i bambini potrebbero essere "invecchiati" nel sogno.

• ASSURDITÀ
Saito compra la compagnia aerea e l'hostess però è Cobb che mette il sonnifero nel bicchiere di Fischer. Lo fa lui! Non poteva servirgli l'hostess il bicchiere pronto? No la manovra, con il rischio di essere scoperto da Fischer, viene lasciata a Cobb.
Perché? Perché è più emozionante.
L'assurdità più grande però sta proprio alla base del film. Cobb aveva già impiantato un'idea, quella di essere dentro un sogno a Mal. Ma per quale motivo? Avrebbe potuto svegliarsi lui e quindi svegliarla o aspettare che si svegliasse lei, mica poteva rimanere per sempre addormentata.


• È TUTTO UN SOGNO
Ovviamente se ci sono assurdità e insensatezze si può sgattaiolare nel facile "è tutto un sogno", ma che razza di sogno sarebbe con questa complessità?
L'unico modo per dare delle giustificazioni è inserirlo nell'ottica metacinematografica già citata nel post, il film è un inception del regista che esplicita proprio seguendo uno schema da Scala di Penrose (partiamo con Saito vecchio e torniamo su Saito vecchio) la sua essenza paradossale e illusoria.

domenica 13 febbraio 2011

Guardami

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«All work and no play makes Jack a dull boy»
o
«Il mattino ha l'oro in bocca»

martedì 8 febbraio 2011

Radio per cinefili 2

streaming soundtrack
Avevo già consigliato una web radio che sicuramente sarebbe piaciuta agli amanti del cinema, era Cinemix. Ne ho trovata un'altra che vale la pena ascoltare: StreamingSoundtracks.com
Se vi iscrivete potete anche richiedere le canzoni da aggiungere alla programmazione musicale.
I link per ascoltarla con il vostro lettore multimediale preferito li trovate qui.

lunedì 7 febbraio 2011

Parto col folle

Todd Phillips continua con l'ennesima variazione sul tema "road trip" e asseconda il tempo che passa rilanciando ogni volta sulle tappe dell'età dei suoi protagonisti.
Dopo il successo di Una notte da leoni, dove tre amici erano alle prese con un bizzarro post addio al celibato a Las Vegas, qui l'architetto Peter deve raggiungere la moglie, un viaggio da Atlanta a Los Angeles, che è prossima a partorire il loro primo figlio. Ad accompagnarlo gioco-forza sarà un pazzoide barbuto che sogna di diventare attore e sta passando la fase di elaborazione del lutto paterno.
Probabilmente è da ritenere un film riempitivo in attesa del seguito dei "leoni" che pur con certe cadute era stato divertente mentre qui a tratti ci si annoia. Come al solito Phillips sceglie bene i pezzi della colonna sonora, ma è lo spirito che manca, non si ritrova l'autentico on-the-road.
Una scena da segnalare comunque c'è ed è quando la macchina su cui viaggiano viene avvolta da Hey you dei Pink floyd e soprattutto dagli effetti dei fumi di una sigaretta modificata... L'unico "vero" trip concessoci.
Sgradito
| Reg: 7 | Rec: 6 | Fot: 6 | Sce: 5 | Son: 7 |

domenica 6 febbraio 2011

Wanted - Scegli il tuo destino

wanted scegli il tuo destinoWeslay Gibson è un giovane che fa malavoglia il ragioniere, disprezzando la sua capa, mentre il migliore amico si fa la sua ragazza. Prende psicofarmaci per controllare delle crisi sensoriali e tutto sembra andare alla peggio, fino a quando incontra la bella Fox a un drugstore che con una terapia d'urto lo convince a diventare la punta di diamante della Confraternita del Fato.
Il regista kazako Timur Bekmambetov mi aveva fatto una buona impressione con I guardiani della notte, poi aveva trasbordato con I guardiani del giorno, ma con la maggiore disponibilità tecnica ed economica di hollywood è riuscito a fare peggio. Nei film citati, con cui si era fatto conoscere, aveva usato gli effetti speciali con ingegno e trama, qui si lascia andare al “virus Matrix”.
Non si capisce se vuole essere un film giovanilistico, un film di supereroi, un fantasy. Quello che si capisce bene è che la storia (tratta da una graphic novel) è assurda. L'iniziazione del neo-eroe funziona in questo modo: lui va da uno che gli dice «io sono il riparatore, riparo un’intera vita di brutte abitudini» e poi questo gli tira un crostone. Si passa a un altro "maestro" per la domanda esistenziale «perché sei qui? » e se rispondi che non lo sai ti picchiano come un fabbro, ma se rispondi «non so chi sono» allora sei a posto, test superato.
Ancora più assurda è la concezione stessa della Confraternita del Fato, che sarebbe un manipolo di persone che esegue gli ordini spartiti da un telaio che fra le trame del tessuto imprime un linguaggio mistico con un elenco di persone da uccidere. Lo scopo è quello di mantenere l'equilibrio, la filosofia di fondo: "ne uccidi uno e forse ne salvi mille".
Tutto fa pensare ad un film di serie B (a me l'insensatezza della storia ha ricordato Push) eppure è dotato di cast dal cognome giusto che però prende sottogamba il compitino. Il protagonista James McAvoy è l'unico che si impegna, la Jolie sfodera la “vecchia” espressione ammiccante da bad girl e Morgan Freeman presta la faccia.
Il film si conclude con: «Sei settimane fa ero un patetico tipo qualunque, proprio come voi. Ora riprendo il controllo della vita». Ecco, scegliete anche voi il vostro destino, regalategli 110 minuti in più. Evitate il film.
Nauseato
| Reg: 7 | Rec: 6 | Fot: 6 | Sce: 4 | Son: 7 |