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domenica 28 febbraio 2010

Hellzapoppin'

hellzapoppinIl proiezionista si lamenta perché dopo quindici anni di lavoro gli tocca passare dall'altra parte e diventare un attore, con difficoltà inserisce la bobina con il musical Hellzapoppin' e il film inizia, ma i suoi errori condizionano quello che accade.
Il nostro saper ridere è messo alla prova, il signor Olsen e il signor Johnson sono i nostri ciceroni in un continuo cadere in scene non-sense e interruzioni metacinematografiche. Si passa da un film, ad un film immaginato dove si sta preparando un altro film, fino ad una recita teatrale finale.
Se alla fine vi trovate disorientati non preoccupatevi, di quello che avete visto qualsiasi somiglianza con un film è puramente casuale; sono proprio loro a dirlo. Attenzione, se vi chiamate Stinky Miller sarete invitati a lasciare la sala.
Recitazione molto caricata e la comicità talvolta sente un pochino il tempo (è del 1941), alcune trovate sono geniali, con gli occhi di oggi nel complesso tende un pochettino a stancare verso la fine quando il “musicale” prende il sopravvento. Ma questo è un piccolo cult, da vedere, io l’ho recuperato perché ne avevo sentito parlare in abbinata ai Monty Python (il gruppo di comici inglesi da cui è uscito Terry Gilliam) e mi ha richiamato alla mente un volumetto allegato ad uno speciale di Dylan Dog, di ormai troppi anni fa, dove l’indagatore dell’incubo presentava: “Groucho: Horrorpoppin”.
Gradito
| Reg: 8 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 8 |

giovedì 25 febbraio 2010

Feast

La parte migliore di Feast è la presentazione dei personaggi, ossia i primi dieci minuti durante i quali si passano in rassegna gestori e avventori di uno di quei “baracci” lungo una freeway texana. La particolarità è che nella scheda di ognuno è compresa una nota: l'aspettativa di vita.
Il tono è abbastanza farsesco, la macchina che parcheggia davanti al locale a fianco della targa ne ha un'altra che riporta: “my other toy has tits”.
Gli assortiti e stereotipati personaggi vengono assediati da una famigliola di mostri umanoidi (ricordano un po' Alien) molto affamati e arrabbiati. Per gli sfortunati non rimane che barricarsi e provare a sopravvivere.
Fin da subito è chiaro il tono del film che stiamo per vedere, è un horror-splatter auto-ironico, a produrre il tutto c'è il noto Wes Craven, ma anche due insospettabili, per il genere, come Ben Affleck e Matt Demon.
Io ho un debole per i film che si sviluppano in un'unica location, sia essa un vecchio castello, una villa nella brughiera o, come in questo caso, un anonimo locale nel bel mezzo dell'arido Texas. Colpetti di scena ce ne sono, però bisogna accontentarsi considerato che anche l'interessante caratterizzazione dei personaggi iniziale si perde lungo la strada.
Ci sarebbero pure Feast II e Feast III, quasi sicuramente inferiori, ma se apprezzate questa versione un po' derisoria che non rinuncia alla tensione, potreste considerare il trittico come alternativa a tema per una calda notte d'estate, con una botte di birra gelata a stimolare i momenti "comici" e a rabbrividirvi negli altri.
Gradito
| Reg: 6 | Rec: 5 | Fot: 5 | Sce: 4 | Son: 5 |

mercoledì 24 febbraio 2010

Mary e Max

mary e maxIn un paesino australiano la piccola Mary cresce senza attenzioni con una madre alcolizzata e un padre che lavora alla fabbrica delle bustine da tè attaccando le cordicelle. Le hanno spiegato che i bambini sono sempre voluti: vengono trovati dai loro papà in fondo a grossi boccali di birra.
Mary non è bella, un po’ impacciata, passa il tempo in casa a guardare la sua serie animata preferita in compagnia di un galletto, si sente sola. Un giorno da un elenco telefonico delle poste strappa un indirizzo, è quello di Max Horovitz un quarantenne che vive a Now York, ossia dall’altra parte del mondo, e decide di scrivergli.
Max ha fatto strani lavori, frequenta un corso per “obesi anonimi” perché è sovrappeso e va matto per la cioccolata, è anche affetto dalla sindrome di Asperger, eppure ha qualcosa in comune con Mary: segue la stessa serie animata che le piace tanto.
I due distantissimi personaggi intraprendono una lunga corrispondenza che li trascina in un’amicizia apparentemente impossibile.
Il regista Adam Elliot si era già fatto conoscere accaparrandosi un Oscar nel 2004 con il corto Harvie Krumpet, continua sull’ammirevole strada del stop motion di alto livello in un film che parte, e amplia, il tema della solitudine e dell’amicizia.
Mary ricorda una versione brutta di Mafalda e desidera aprirsi al mondo, Max è spaventato dal mondo, non riesce a trovarsi a suo agio nella illogicità dei comportamenti delle persone. In una narrazione che segue il ritmo della corrispondenza si passa continuamente dallo sconforto alla risata e si assiste all’evolversi delle due esistenze, già di per sé complicate, sconquassate da un incontro che non esiste fisicamente, un incontro epistolare che acquista un’aura romantica nella nostra era digitale.
Nel film non c’è una rivincita dei diversi, quello a cui si assiste è il rincorrere un desiderio, quello di essere accettati nonostante i propri difetti. Un film in gran parte "scuro", con un mood quasi burtoniano, mentre nella scrittura ricorda l’ironia tagliente di Woody Allen.
Il succo è che la vera amicizia si vede con il cuore non con gli occhi, quella che ci viene presentata infatti è un’amicizia che non conosce confini di età, geografici, né di presenza fisica; due personaggi candidi coinvolgono lo spettatore nella ricerca di venature genuine in un agglomerato sempre più grigio.

P.S. Recuperatelo!
P.P.S. Apprezzerete anche questa riga.
Estasiato
| Reg: 8 | Ani: 8 | Fot: 8| Sce: 8 | Son: 8 |

lunedì 22 febbraio 2010

Vedere serie TV online


serie telefilm gratis
Appassionati di serie televisive?
Avete problemi con l’inglese?
Se alla prima domanda rispondete "sì" e alla seconda "no", ecco un sito che vi piacerà sicuramente, TV Gorge raccoglie con una grafica pulita gli episodi di molte serie TV e permette di vederli in streaming ad una buona qualità.
Tanto per fare qualche nome, ci sono: American Dad!, Chuck, Dexter, Family Guy, FlashForward, Heroes, Lost, Mental, Numb3rs, Prison Break, Simpsons, Sons of Anarchy, South Park, True Blood, V, Weeds e molti altri.
Aggiungetelo fra i vostri preferiti.

domenica 21 febbraio 2010

Per cosa vale la pena ricordare Sanremo 2010


spacca la chitarra
Sanremo 2010 è da ricordare tristemente per aver sancito che la vittoria delle canzoni si pesa sempre più in messaggini (sms) e di come la quantità di questi sia strettamente legata al mondo dei reality-talent-show. Ovviamente ricordo che "vittoria" non è sinonimo di "qualità".
Ma c'è una scena delle serate del Festival della Canzone che vale la pena ricordare con ammirazione: il simpatico maestro (del plagio, o dell'omaggio) Marco Sabiu che spacca il violino a terra mentre echeggia il jingle dei Sigur Ròs.



sabato 20 febbraio 2010

Alice in Wonderland (anticipazioni)

castello della regina biancaCome sempre più film negli ultimi anni, anche Alice in Wonderland è avvolto da una campagna promozionale insistente, troppo insistente, tanto che sono quasi riusciti a mandarmi il film in disgrazia ancora prima dell'uscita.
Dopo l'asfissiante propaganda per Avatar ecco un'occasione per rivendicare il diritto cinefilo di guardare i film fuori tempo, o fuori orario se vogliamo. Se invece non si riesce a sfuggire al flusso delle "imposizioni" ricordiamo che la data di proiezione nelle sale in 3D è ormai molto prossima: il 3 marzo 2010.
Pensare che si era addirittura paventata un'azione di boicottaggio da parte delle sale cinematografiche per la vicinanza dell'uscita con quella della disponibilità del film in dvd; probabilmente un'altra operazione promozionale pilotata per creare attesa.
Qui sotto il nuovo video (in italiano) del film:



Ormai è chiaro che non solo si è attinto da entrambi i libri dell'Alice di Lewis Carroll, ma che Tim Burton sia andato oltre reinventando una storia a sé, basata sui celebri personaggi. Io non riesco ancora a farmi un'idea positiva sulla qualità dell'opera, e dopo l'entusiasmo in parte deluso con Parnassus, meglio confermare la posizione dubbiosa del precedente post (Alice in Wonderland trailer - Tim Burton & Walt Disney).
Nel frattempo è uscito anche il videoclip di Avril Lavigne con la canzone contenuta nel cd Almost Alice legato all'uscita di Alice in Wonderland (il film), mentre la colonna sonora è curata da Danny Elfman.



In Alice I trust...

giovedì 18 febbraio 2010

Sanremo 2010


sanremo
Sanremo, il Festival della Canzone Italiana, era in passato uno di quei segnali che mi indicavano che la primavera stava per arrivare. A dir la verità l’aspettativa per la musica proposta non era granché, difficilmente il genere delle canzoni incontrava i miei gusti, ma mi piaceva farmi un’idea di quella che si riteneva la musica rappresentativa del panorama italiano.
Non guardavo tutta la kermesse, però almeno un paio di serate le riuscivo a seguire, in particolare grazie alla trasmissione Rai Dire Sanremo con la Gialappa’s che dissacrando l’evento lo rendeva molto più gustabile e divertente. Quest’anno la trasmissione è stata soppressa, il nuovo direttore di Radio Rai Due Flavio Mucciante ha pensato bene di sostituirli con la coppia Carlo Pastore - Brenda Lodigiani. Sappiamo bene che una coppia non batte un tris, nonostante ciò, dopo la delusione di non trovare i ragazzacci, ho provato ad ascoltare i sostituti per qualche minuto. Poi ho spento.
Credo che negli ultimi tempi trovare in qualsiasi campo che non sia quello tecnologico qualcosa che migliori invece di peggiorare sia facile come trovare una pepita d’oro al parco.
Mi sono messo allora a guardare la puntata in streaming su rai.tv, god-save-the-multitasking, e dato che ultimamente non riesco a vedere film mi sono ritrovato con la malsana idea di scrivere un post con le considerazione appena fatte e con le prossime in diretta.


Antonella Clerici presenta sovrappeso, stressata, ingessata e simpatica tanto quanto lo può essere una che tenta di esserlo per forza, mi è totalmente indigesta e la sua condizione di "difficoltà" non riesce a rendermi più comprensivo. A un certo punto intervista Rania di Giordania, una donna bella, intelligente, ricca, fortunata, e pure di buon animo (mi viene - tristemente - da pensare che forse un po’ di sterminio ed eugenetica potrebbe rendere la terra un paradiso) e la nostra conduttrice riesce, con molta personalità, ad assecondare tutte le risposte della regina con un “vero, vero”.
La tornata dei big si conclude con solo due nomi che mi sono "piaciuti" Federico Moro e Simone Cristicchi, in rete ho recuperato la tremenda canzone del trio Pupo, Filiberto di Savoia e Luca Canonici eliminata ieri, confesso che mi ha fatto piacere scoprire che non sempre la schifezza passa comunque; questo è un caso in cui un tris non batte neanche una figura.
Dopo un siparietto con Michelle Rodriguez, dove la Clerici diventa un personaggio di Avatar e mi fa sentire meglio il fatto di non aver visto il film proprio mentre la Clerici dice "l'avete visto tutti", e dopo un altro siparietto con le ragazze del Moulin Rouge, incominciano i giovani e io ad aver sonno. Mi domando perché i giovani non li abbiano fatti cantare per primi, considerato che i senior avevano già avuto tutta la puntata precedente.
Mangio qualche cipster della Coop e bevo una birra in lattina forte ma abbastanza cattiva, nel frattempo i primi cinque giovani hanno suonato, nessuno mi ha colpito. Due si salvano. Ora c’è la carrellata dei big che ne escluderà due.
Simone Cristicchi è dentro, subito dopo anche Moro. Saluti a Valerio Scanu (di "Amici di Filippa") e ai Sonhora, scopro che si aggiungeranno agli altri tre eliminati ieri e qualcuno potrà essere ripescato (sicuramente Scanu grazie agli sms garantiti dagli "Amici").
Ciao Sanremo, che disperazione. Buonanotte.

lunedì 15 febbraio 2010

Quo vadis, baby?

A Giorgia viene recapitato uno scatolone zeppo di videocassette, contengono le “confessioni" della sorella Ada suicidatasi misteriosamente sedici anni prima.

Non rimane che spolverare un passato che si voleva dimenticare, ma che diventa indispensabile per capire e poter tornare a vivere.
E' possibile capire? Si sta meglio sapendo la verità?

Salvatores ci offre un cinema che indaga sulla vita e su se stesso, un cinema che guarda videocassette di filmati amatoriali, di frammenti esistenziali.

Tre sono i personaggi principali: Ada, che rincorre un sogno, Giorgia che rincorre il passato, e il loro padre, che da quel passato non riesce a sfuggire, vivendo un pesante senso di colpa.

Con il tempo le persone cambiano, il tempo è uno dei fattori mutanti per eccellenza, quindi districarsi in quello che è stato diventa più complicato: “ora siamo diversi, siamo fisicamente diversi”.
 Giorgia continua comunque a cercare, ma “Quo vadis baby?”. Sai a cosa vai incontro?
Per quanto uno viva fianco a fianco con una persona non può mai dire di conoscerla completamente, come pensare di conoscere e capire meglio qualcuno che addirittura non c’è più?
 Forse non c’è neppure così tanto da indagare, l’ultimo errore, non certo la causa di tutto, è proprio quella considerazione: “me ne sono andato, l’ho lasciata sola”.
L'investigatrice Giorgia riesce a recuperare delle versioni dei fatti, si crea una “visione” di come sono andate le cose, ma è incompleta, fattori importanti sono ancora celati. Siamo noi spettatori a “vedere”, a diventare testimoni, di come le cose sono andate, proprio grazie al loro imprimersi sulla memoria della "pellicola" (il film è girato in digitale).

Pensare che il Cinema già diceva tutto, Lang ci ammoniva: “continuate le ricerche… troverete quel che cercate”. Se solo Giorgia avesse amato un po’ più il cinema l’avrebbe saputo anche lei, e anche quello che Lang aggiungeva: “bisogna vigilare meglio sui nostri bambini!”. Seguendo il consiglio forse qualcosa sarebbe stato evitato.

Il cinema può essere maestro di vita e Salvatores ce lo ricorda in questa trasposizione dell'omonimo romanzo di Grazia Verasani, un bel noir con qualche problema in sceneggiatura ma dalla colonna sonora azzeccatissima come la scelta di Angela Baraldi nel ruolo della protagonista.

Estasiato
| reVisione dal passato |

lunedì 8 febbraio 2010

JCVD - Nessuna giustizia

jean claude van dammeC'è stato un tempo in cui Jean-Claude Van Damme era sulla cresta dell'onda, oggi Jean-Claude deve fare i conti con il declino della carriera, con la vita (un divorzio, le difficoltà finanziarie, il passato con la droga) e pure con una rapina ad un ufficio postale.
Un film dove Van Damme si racconta in una insolita dimensione e l'azione è solo l'involucro ormai arrugginito che lo imprigiona, lui affronta il ruolo auto-ironicamente con il desiderio impellente di parlare di sé; come si intuisce al primo sguardo della locandina del film.
Non sono mai stato un fan del genere molto in voga negli anni ottanta-novanta, quelli dove Stallone, Schwarzy, Seagal e il Jean-Claude in questione, sfornavano film come pane. Non mi hanno mai attirato, anzi mi infastidivano per essere un manifesto di machismo militare tutto fisico e niente cervello. Qui si parte con un piano sequenza di quello che potrebbe essere proprio uno di quei film, ma Jean-Claude esce dalla ripresa stanco e spossato, gli anni sono passati, vuole raccontare dell’altro: quello che è, per colpa di quello che è stato.
L'ammasso di muscoli non tornano utili nel momento in cui si è costretti a fare bilanci, altre sono le cose che pesano, e con un pizzico di rassegnazione l'unica via per andare avanti sembra cercare nel piccolo e riscoprire le relazioni comuni, ben diverse da quelle che si avevano con un "pubblico" da star di Hollywood.
Jean-Claude torna al suo paese d’origine e scopre il piacere di essere protagonista "non" di una sceneggiatura, ma delle piccole storie di vita.
La commistione fra l’introspettivo, l’ironico e l’azione ha un gusto strano che si mescola con scelte tecniche particolari come una riuscita fotografia de-saturata. Nella sceneggiatura ho trovato inutile l'inserimento della parte dove vengono mostrati i fatti antecedenti la rapina, già era possibile capire com'erano andate le cose e non si aggiunge sostanza portando solo un po' di noia. Interessante invece il siparietto con il monologo, una confessione che cala quasi improvvisamente e appare come un "spogliarello": i panni dell'uomo d’azione vengono lacerati da una malinconica dichiarazione introspettiva dell’uomo Jean-Claude Van Damme, un uomo ferito, post american dream, fuori dalle "scene", ma per forza ancora in scena.
Gradito

| Reg: 7 | Rec: 8 | Fot: 7 | Sce: 6 | Son: 7 |

giovedì 4 febbraio 2010

Zombieland

zombie land la terra degli zombieL’epidemia non è più un problema perché gli zombie sono ormai dappertutto. Gli umani sono decimati, fra questi c’è il giovane Columbus che ha stilato una serie di regole indispensabili per affrontare i non morti, e sopravvivere.
Columbus incontra Tallahassee, uno spavaldo "cowboy" goloso di merendine che prova piacere nell'uccidere gli zombie, i due decidono di andare insieme verso ovest inseguendo il mito di una città popolata ancora da persone non contagiate. Sulla strada ci sono però degli imprevisti, si chiamano Little Rock e Wichita, due sorelline fin troppo intraprendenti.
L’inizio del film è col botto, si respira l’aria di nuovo cult e nella memoria si richiama L’alba dei morti dementi, poi si prosegue e si capisce che non sarà così. Purtroppo si perde nel tragitto la commistione horror demenziale e stile da videoclip, per imboccare quella della commedia “giovine”, salvo poi riprendersi un po’ verso la fine nell'action-horror.
Zombieland è divertente, ben girato, ma nel suo caricatore ha solo tre-quattro pallottole veramente buone, le altre sono a salve.
Simpatico il personaggio del nerd impacciato e sociofobico costretto all'azione sul campo considerato che già teneva lontani gli altri come zombie prima che lo fossero veramente. Piacevole anche vedere l'intramontabile Bill Murray nella parte di sé stesso in una comparsata indimenticabile.
Alla fine la raffica della mitraglietta colpisce comunque lo spettatore, ma rimane il dispiacere perché il film non riesce a mantenere il livello della prima impressione, considerando che anche le capacità tecniche c'erano tutte.
"I primi ad andarsene furono i ciccioni".
Gradito

| Reg: 7 | Rec: 6 | Fot: 7 | Sce: 6 | Son: 8 |

lunedì 1 febbraio 2010

L'uomo che fissa le capre

Bob Wilton lavora come reporter, un giorno viene abbandonato dalla moglie che lo tradisce con il suo capo editore. Alla ricerca di una svolta esistenziale e di uno scoop che riesca a riscattarlo, Wilson decide di partire per l’Iraq.
Nel bar di un albergo incontra un certo Lyn Cassady, un nome che aveva già sentito pronunciare qualche tempo prima: faceva parte di un’unità sperimentale dell’esercito che si proponeva di combattere usando poteri psichici. L’incontro lo trascinerà in una missione speciale, ovvero proprio quello di cui aveva bisogno.
Inaspettatamente molto divertente. Quattro attori, un Evan McGregor nella parte, un George Clooney "modello Coen" stupefacente, un Jeff Bridges esemplare ufficiale figlio dei fiori (per lui è come indossare una maglietta) e un Kevin Spacey viscido e carrierista, fungono da punti d’appoggio per una trama che racconta una storia assurda, anche se sembra contenga del vero, usata per fare satira sull’autorità militare.
Il film affianca al prosieguo della folle missione segreta di Lyn i flashback che raccontano la storia, dalla genesi alla chiusura, del progetto per l'unità speciale "Nuova Terra". Perde un po’ di ritmo verso la fine, ma l'impegno antimilitarista al sapore di LSD e una filosofia mutuata da Star Wars, con il guerriero Jedi Cassady totalmente convinto dei suoi poteri e il suo Padawan Wilson (ricordiamo McGregor già fu Obi-Wan Kenobi), riescono a far vincere il lato chiaro della Forza: "Ora più che mai c'è bisogno dei Jedi!"
Deliziato
| Reg: 7 | Rec: 8 | Fot: 7 | Sce: 7 | Son: 7 |