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sabato 30 maggio 2009

Shooting Silvio

Shooting SilvioKurtz è un giovane scrittore ricco, non per i ricavi del suo unico libro, che ha venduto poche copie, ma per l'ingente eredità dei suoi genitori. Ha organizzato una festa nel suo attico per riunire gli amici e presentare il suo prossimo progetto: scrivere un libro a più mani con cento motivi per screditare il responsabile del decadimento della società italiana: Silvio Berlusconi.
Gli amici, che dovrebbero diventare i coautori, non prendono la cosa seriamente e Kurtz rimane solo.
Nei giorni seguenti, riflettendo sulla scrittura del libro, anche Kurtz diventa titubante e si rende conto dell'inutilità dell'idea che cadrebbe nel circolo mediatico alimentandolo e risucchiandosi al suo intero; si concentra allora su un altro obiettivo, più pragmatico.
Kurtz è un incrocio fra Silvio Muccino e il non-giovane Mandelli, con una dose da poeta maledetto e un approccio alla vita artistoide. Questo, infatti, non è propriamente un film su Berlusconi, è principalmente un film su un disagio esistenziale - quello del protagonista - corroborato dal rifiuto del sistema di valori della società di cui Berlusconi è il simbolo e il mito. Non c'è la politica strutturata e forse la sua assenza fa proprio parte delle insofferenze, ma anche la sfera più vicina al protagonista è “assente”. Gli amici ci sono solo alla festa, nel vivere il divertimento, ma nel disagio scompaiono: anche la ragazza lascia Kurtz e il migliore amico vuole scappare in India. In questa italia berlusconizzata uno come Kurtz si trova irrimediabilmente solo, costretto in un individualismo forzato e degenerante.
Ad aggravare il presente è la mancanza di strade alternative e di possibili sogni, la mutazione antropologica è stata relativamente lenta, silenziosa, corrodendo la morale. Gaber aveva ragione nell'essere preoccupato non tanto da Berlusconi in sé, ma dal Berlusconi che è dentro ad ognuno.
Kurtz dalla crisi vuole uscire e trova una via, ma forse è pazzia. Il film si trasforma in un intrigo fantapolitico un po' surreale e un po' avventato, dove la scena madre, la “tanto attesa” uccisione di Berlusconi, è lasciata fuori campo, acusticamente dedotta... o chissà, forse quel faccione sempre sorridente ha convinto e fatto desistere anche il protagonista?
Nel sottobosco del cinema italiano c'è qualcosa, forse non troppo originale nei contenuti, che eccede un po' in virtuosismi e sperimentazioni, con varie sbavature (la piccola parte animata è proprio brutta) e che necessita di appoggiarsi a referenti come Coppola, ma che ha qualcosa da dire e lo fa nonostante gli angusti spazi a disposizione.
Deliziato
| Reg: 7 | Rec: 5 | Fot: 7 | Sce: 5 | Son: 6 |

Qualcosa in comune con: